Amore e libertà. Storia dell’Aied

Si torna spesso sugli anni Settanta, periodo ricco di trasformazioni sociali e di leggi che sanciscono, anche a livello istituzionale, un nuovo assetto dei rapporti di potere tra persone e tra sessi. Tra queste, vi sono leggi importantissime per il diritto all’autodeterminazione delle donne: dalla riforma del Diritto di famiglia, alla legge che istituisce i consultori familiari, alla legge 194 che rende legale, pubblica e assistita l’interruzione volontaria di gravidanza.

Meno si dice e si sa dei decenni che hanno preceduto queste trasformazioni, gli anni Cinquanta e Sessanta. Quasi sconosciuta è la storia dei pionieri e delle pioniere che hanno dissodato il terreno dedicando energie, passione ed impegno a contrastare l’obbligo a riprodursi. Un obbligo che ha segnato per secoli la vita delle donne, sancito da leggi, abitudini culturali, norme sociali.

Amore e libertà, ultima opera di Gianfranco Porta, è un libro importante ed utile per colmare questa lacuna. E’ la storia dell’Aied, Associazione italiana educazione demografica, la storia di questi pionieri e dei primi consultori autogestiti. Ricco di citazioni da fonti archivistiche e dalla stampa dell’epoca, dotato di un prezioso indice dei nomi, il libro è uno strumento essenziale per lo studio della storia sociale e politica dell’Italia del secolo appena trascorso.

L’Aied è fondata nel 1951, ma di controllo delle nascite, di educazione sessuale e di genitorialità come scelta responsabile si parla già ai primi del Novecento. Porta vi fa qualche accenno nelle prime pagine del libro. E’ il Neomalthusianesimo, movimento che in Italia ha un discreto numero di seguaci in particolare tra le fila del movimento di emancipazione femminile che a Milano ha il suo fulcro nell’Unione femminile (sfuggita Porta nella sintetica ricostruzione di questo periodo).

Il fascismo spazza via ogni discorso relativo alla libertà procreativa e mette al bando la contraccezione, dichiarandola illegale nell’articolo 553 del Codice Penale. E’ nella giovane democrazia nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale che si ricomincia a parlarne. La Costituzione è fatta, ora si tratta di metterla in pratica.

In questa fase, gli sforzi delle associazioni femminili sono orientati all’inclusione delle donne nella vita pubblica e alla parità di retribuzione. I partiti di sinistra non sfuggono al maschilismo meno di quelli di destra. La sessualità e le regole che la definiscono sono circoscritte allo spazio domestico. Nelle pieghe dei rapporti amorosi e familiari si celano la brutalità la violenza di una sessualità subita, da parte delle donne, in silenzio e rassegnazione. L’aspetto più manifesto della subordinazione sessuale è l’aborto clandestino. Le pagine più dure e terribili del libro sono proprio quelle in cui sono descritti gli effetti della legislazione fascista, ancora in vigore, e della morale cattolica, effetti devastanti per la salute e per la vita di molte donne.

L’Aied è impegnata su più livelli. Sul piano politico, lotta per l’abolizione dell’articolo 553 del Codice penale. Sul piano culturale svolge attività pubblicistica e divulgativa, in particolare per merito di alcune figure prolifiche di scritture come Rilando De Benedetti, prima, poi Luigi De Marchi. Sul piano sanitario, i medici tengono aperti gli ambulatorio prestando lavoro volontario e rischiando in prima persona, poiché si operava appunto fuori dalla legalità. Sul piano sociale, le volontarie dell’Aied sviluppano una pratica di educazione sessuale “porta a porta”. Vanno di persona nei quartieri più poveri, bussano ad ogni casa, parlano con le donne una per una. E’ così che Maria Luisa Zardini fotografa una realtà amara e desolante, descritta nel libro Inumane vite, uno dei documenti d’epoca di cui Porta riferisce ampi stralci.

La censura e il clima di rigida ostilità degli anni Cinquanta si stemperano un poco nell’Italia degli anni Sessanta. Le donne entrano in massa nel mercato del lavoro, i rapporti coniugali non possono non risentirne. La mentalità si sta poco a poco laicizzando. L’Aied è ancora isolata, ma nell’opinione pubblica il muro si è incrinato. Aprono nuove sedi Aied, da nord a sud. Nel passaggio tra gli anni Sessanta e Settanta il tema della liberazione sessuale esplode insieme ai movimenti di contestazione giovanile e maturano le condizioni perché contraccezione e aborto entrino a pieno titolo nella sfera degli argomenti politici. Il movimento femminista strappa il tema della contraccezione a quello del controllo demografico, che era stato il cavallo di battaglia dell’Aied, per agganciarlo strettamente a quello del rapporto tra uomini e donne. Di questo passaggio, Porta riferisce le continuità piuttosto che le rotture. Fra le prime, la collaborazione dell’Aied con il Cisa, il Centro italiano sterilità e aborto, e con l’Mld, Movimento di liberazione della donna, organizzazioni femministe che, per la prima volta, sottraggono l’aborto clandestino all’orrore delle mammane e dei cucchiai d’oro.

Il libro si chiude con un scorcio sugli anni Ottanta, lasciando intravedere gli effetti delle vittorie ottenute e delle nuove sfide che da esse scaturiscono. Quelle, appunto, della libertà.

Gianfranco Porta, Amore e libertà. Storia dell’Aied

Laterza, 2013

267 p., 18€

 

 

 

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